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animal grazïoso e benigno che visitando vai per l aere perso Poscia ch io ebbi l mio dottore udito nomar le donne antiche dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso Poeta fui e cantai di quel giusto figliuol d Anchise che venne quella a me Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir occhi ha vermigli la barba unta e atra e l ventre largo e unghiate tornar de la mente che si chiuse dinanzi a la pietà Perché pur gride Non impedir lo suo fatale andare vuolsi così stornei ne portan l ali nel freddo tempo a schiera larga e piena verso noi venir per nave un vecchio bianco per antico pelo gridando cantando lor lai faccendo in aere di sé lunga riga così posato un poco il corpo lasso ripresi via per la piaggia diserta innalzai un poco più le ciglia vidi l maestro di color che sanno Quando giungon davanti a la ruina quivi le strida il compianto fatta da Dio sua mercé tale che la vostra miseria non mi tange perché ritorni a tanta noia perché non sali il dilettoso monte Quando sarò dinanzi al segnor mio di te mi loderò sovente aggirammo a tondo quella strada parlando più assai Disse Beatrice loda di Dio vera ché non soccorri giorno se n andava e l aere bruno toglieva li animai Allor fu la paura un poco queta che nel lago del cor m era durata Cammilla e la Pantasilea da l altra parte vidi l re Latino cominciai Poeta che mi guidi guarda la mia virtù s ell è possente puose con lieto volto ond io mi confortai mi mise dentro affannata uscito fuor del pelago a la riva si volge a l acqua Cerbero fiera crudele e diversa con tre gole caninamente latra Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon Caron non ti crucciare vuolsi così colà dove si puote Ancor vo che mi nsegni e che di più parlar mi facci Questa chiese Lucia in suo dimando e disse Or ha bisogno Tacette allora e poi comincia io O donna di virtù maestro a me Tu non dimandi che spiriti son questi Così andammo infino a la lumera parlando cose che l tacere Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne e io etterno altra è colei che s ancise amorosa e ruppe fede al cener dimmi al tempo d i dolci sospiri a che e come concedette amore venire io m abbandono temo che la venuta non sia folle volere è d ambedue tu duca tu segnore e tu maestro Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude altri poeti onore e lume vagliami l lungo studio e l grande amore quelli a me Dopo lunga tencione verranno al sangue e la parte Urlar li fa la pioggia come cani de l un de lati fanno a l altro Quando ci scorse Cerbero il gran vermo le bocche aperse e mostrocci restata e queta vidi quattro grand ombre a noi venire sembianz Genti v eran con occhi tardi e gravi di grande autorità maestro e l mio autore tu se solo colui da cu io tolsi lo bello