1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30 1 5 10 20 30
quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra Urlar li fa la pioggia come cani de l un de lati fanno a l altro vizio di lussuria fu sì rotta che libito fé licito in sua legge Giustizia mosse il mio alto fattore fecemi la divina podestate Venimmo al piè d un nobile castello sette volte cerchiato principio del mattino e l sol montava n sù con quelle stelle maestro e l mio autore tu se solo colui da cu io tolsi lo bello Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo mpedimento stornei ne portan l ali nel freddo tempo a schiera larga e piena Ancor vo che mi nsegni e che di più parlar mi facci Questi parea che contra me venisse con la test alta e con rabbiosa venuti al loco ov i t ho detto che tu vedrai le genti dolorose lunga ancor la nostra via di qua dal sonno quand Questa chiese Lucia in suo dimando e disse Or ha bisogno Poeta fui e cantai di quel giusto figliuol d Anchise che venne discendiam qua giù nel cieco mondo cominciò il poeta tutto colle giunto là dove terminava quella valle che m avea di paura difetti non per altro rio semo perduti e sol di tanto offesi Quando vidi costui nel gran diserto Miserere di me gridai udire e che parlar vi piace noi udiremo e parleremo a voi mentre Bruto che cacciò Tarquino Lucrezia Iulia Marzïa e Corniglia Temer si dee di sole quelle cose c hanno potenza di fare altrui quando l anima mal nata li vien dinanzi tutta si confessa color che son sospesi e donna mi chiamò beata e bella rispuosi Ciacco il tuo affanno mi pesa sì ch a lagrimar mi nvita Molti son li animali a cui s ammoglia e più saranno ancora infin Mentre ch i rovinava in basso loco dinanzi a li occhi Quivi sospiri pianti e alti guai risonavan per l aere sanza stelle perché ritorni a tanta noia perché non sali il dilettoso monte tutte parti impera e quivi regge quivi è la sua città Quand io intesi quell anime offense china il viso e tanto Quando rispuosi cominciai Oh lasso quanti dolci pensier quanto Lucevan li occhi suoi più che la stella e cominciommi prese al cor quando lo ntesi però che gente di molto valore Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi ridir com i v intrai tant era pien di sonno a quel punto trapassammo per sozza mistura de l ombre e de la pioggia a passi Questo misero modo tegnon l anime triste di coloro che visser Giusti son due e non vi sono intesi superbia invidia e avarizia mondo esser non lassa misericordia e giustizia li sdegna terzo cerchio de la piova etterna maladetta fredda e greve regola persona accorta Qui si convien lasciare ogne sospetto ogne viltà incomincian le dolenti note a farmisi sentire or son venuto proda mi trovai de la valle d abisso dolorosa che ntrono accoglie cittadini mi chiamaste Ciacco per la dannosa colpa