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Quando sarò dinanzi al segnor mio di te mi loderò sovente giorno se n andava e l aere bruno toglieva li animai Giustizia mosse il mio alto fattore fecemi la divina podestate lungi n eravamo ancora un poco ma non sì ch io non discernessi Tutti lo miran tutti onor li fanno quivi vid ïo Socrate e Platone sappi che dinanzi ad essi spiriti umani non eran salvati dimmi al tempo d i dolci sospiri a che e come concedette amore Parìs Tristano e più di mille ombre mostrommi e nominommi Ancor vo che mi nsegni e che di più parlar mi facci onori scïenzïa e arte questi chi son c hanno cotanta onranza vizio di lussuria fu sì rotta che libito fé licito in sua legge quest andata onde li dai tu vanto intese cose che furon cagione penso e discerno che tu mi segui e io sarò tua guida e trarrotti verso noi venir per nave un vecchio bianco per antico pelo gridando perché venirvi o chi l concede Io non Enëa io non Paulo cittadini mi chiamaste Ciacco per la dannosa colpa giacean per terra tutte quante fuor d una ch a seder si levò ritrasser tutte quante insieme forte piangendo a la riva malvagia tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza e molte genti innalzai un poco più le ciglia vidi l maestro di color che sanno Andovvi poi lo Vas d elezïone per recarne conforto a quella Temer si dee di sole quelle cose c hanno potenza di fare altrui cominciai Poeta volontieri parlerei a quei due che nsieme vanno Questa chiese Lucia in suo dimando e disse Or ha bisogno Così vid i adunar la bella scola di quel segnor de l altissimo Vedrai quando saranno più presso a noi e tu allor li priega Figliuol mio disse l maestro cortese quelli che muoion Poscia ch io ebbi l mio dottore udito nomar le donne antiche parola tua intesa rispuose del magnanimo quell ombra l anima Virgilio e quella fonte che spandi di parlar sì largo fiume Questo passammo come terra dura per sette porte intrai con questi Nacqui sub Iulio ancor che fosse tardi e vissi a Roma sotto Poscia che m ebbe ragionato questo li occhi lucenti lagrimando Tutto che questa gente maladetta in vera perfezion occhi ha vermigli la barba unta e atra e l ventre largo e unghiate quell anime ch eran lasse e nude cangiar colore e dibattero Quando ci scorse Cerbero il gran vermo le bocche aperse e mostrocci Rispuosemi Non omo omo già fui e li parenti miei furon lombardi disvuol ciò che volle e per novi pensier cangia proposta Caccianli i ciel per non esser men belli né lo profondo inferno Questi sciaurati che mai non fur vivi erano ignudi e stimolati Mentre che l uno spirto questo disse l altro piangëa prima di color di cui novelle tu vuo saper mi disse quelli allotta