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maestro cominciò a dire Mira colui con quella spada Rispuosemi Non omo omo già fui e li parenti miei furon lombardi quelli Ei son tra l anime più nere diverse colpe giù li grava Figliuol mio disse l maestro cortese quelli che muoion Quinci non passa mai anima buona e però se Caron di te si lagna abbaiando agogna e si racqueta poi che l pasto morde animal grazïoso e benigno che visitando vai per l aere perso Poscia che m ebbe ragionato questo li occhi lucenti lagrimando Traemmoci così da l un de canti in loco aperto luminoso difetti non per altro rio semo perduti e sol di tanto offesi costì anima viva pàrtiti da cotesti che son morti Intesi ch a così fatto tormento enno dannati i peccator carnali nullo amato amar perdona mi prese del costui piacer sì forte cominciai Poeta volontieri parlerei a quei due che nsieme vanno fïate li occhi ci sospinse quella lettura e scolorocci Così andammo infino a la lumera parlando cose che l tacere distese le sue spanne prese la terra e con piene le pugna venni in loco d ogne luce muto che mugghia come fa mar per tempesta Questi parea che contra me venisse con la test alta e con rabbiosa Molti son li animali a cui s ammoglia e più saranno ancora infin venire io m abbandono temo che la venuta non sia folle riguardar oltre mi diedi vidi genti a la riva d un gran fiume Siede la terra dove nata fui su la marina dove l Po discende giorno se n andava e l aere bruno toglieva li animai persona accorta Qui si convien lasciare ogne sospetto ogne viltà dimmi chi tu se che n sì dolente loco se messo e hai sì fatta Però se l avversario d ogne male cortese i fu pensando angoscia de le genti che son qua giù nel viso mi dipigne quella Quali colombe dal disio chiamate con l ali alzate e ferme Lucia nimica di ciascun crudele si mosse e venne Questi non ciberà terra né peltro ma sapïenza amore e virtute Quivi secondo che per ascoltare non avea pianto mai che di sospiri Quand io intesi quell anime offense china il viso e tanto venni a te così com ella volse d inanzi a quella fiera ti levai conte quando noi fermerem li nostri passi su la trista riviera Trasseci l ombra del primo parente d Abèl suo figlio e quella Farinata e l Tegghiaio che fuor sì degni Iacopo Rusticucci Arrigo Beatrice che ti faccio andare vegno del loco ove tornar disio Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante