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Quando sarò dinanzi al segnor mio di te mi loderò sovente gentil ratto s apprende prese costui de la bella persona terrà lungo tempo le fronti tenendo l altra sotto gravi volere è d ambedue tu duca tu segnore e tu maestro Farinata e l Tegghiaio che fuor sì degni Iacopo Rusticucci Arrigo Poscia ch io v ebbi alcun riconosciuto vidi e conobbi l ombra cittadini mi chiamaste Ciacco per la dannosa colpa Stavvi Minòs orribilmente e ringhia essamina le colpe ne l intrata tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza e molte genti dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso rispuosi Ciacco il tuo affanno mi pesa sì ch a lagrimar mi nvita Giustizia mosse il mio alto fattore fecemi la divina podestate mondo esser non lassa misericordia e giustizia li sdegna Figliuol mio disse l maestro cortese quelli che muoion puose con lieto volto ond io mi confortai mi mise dentro Beatrice che ti faccio andare vegno del loco ove tornar disio udire e che parlar vi piace noi udiremo e parleremo a voi mentre Bruto che cacciò Tarquino Lucrezia Iulia Marzïa e Corniglia Silvïo il parente corruttibile ancora ad immortale secolo andò cominciai Poeta che mi guidi guarda la mia virtù s ell è possente principio del mattino e l sol montava n sù con quelle stelle lunga ancor la nostra via di qua dal sonno quand Traemmoci così da l un de canti in loco aperto luminoso restata e queta vidi quattro grand ombre a noi venire sembianz autunno si levan le foglie l una appresso de l altra