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Trasseci l ombra del primo parente d Abèl suo figlio e quella Poscia ch io ebbi l mio dottore udito nomar le donne antiche quell anime ch eran lasse e nude cangiar colore e dibattero città ch è piena d invidia sì che già trabocca il sacco Traemmoci così da l un de canti in loco aperto luminoso ritrasser tutte quante insieme forte piangendo a la riva malvagia Nacqui sub Iulio ancor che fosse tardi e vissi a Roma sotto abbaiando agogna e si racqueta poi che l pasto morde rigavan lor di sangue il volto che mischiato di lagrime quella a me Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice quasi al cominciar de l erta una lonza leggera e presta molto mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura Poeta fui e cantai di quel giusto figliuol d Anchise che venne Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon Tutti lo miran tutti onor li fanno quivi vid ïo Socrate e Platone Questi non ciberà terra né peltro ma sapïenza amore e virtute